Grande Guerra. La cucina
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Gli Austro-Ungarici, cucine rotabili. Gli Italiani, cucine someggiabili e casse di cottura. Una guerra combattuta anche col rancio.
Casse di cottura
Costituite da una marmitta e da un fornello che servivano per iniziare la cottura e da una cassa in legno, foderata di materiale coibente, dove la cottura si completava. Un sistema ingegnoso per utilizzare il calore stesso del cucinato per garantire la cottura.
La marmitta contenente gli alimenti da bollire veniva messa sul fornello acceso, si portava tutto a temperatura, si garantivano i primi dieci minuti di cottura e poi si spegneva il fornello. A questo punto si riponevano marmitta e fornello bollenti nella cassa di cottura e si chiudevano ermeticamente sia la marmitta che la cassa. In circa due ore la carne ed il brodo erano pronti e si conservavano caldi per circa 24 ore.
Cucine rotabili / cucine someggiabili
Il rancio veniva cucinato nelle retrovie. Gli Austro-Ungarici usavano cucine rotabili e così pure i Francesi. L’Esercito Italiano aveva sperimentato con scarso successo le cucine rotabili nel corso della Campagna in Libia. Per questo motivo la scelta fu di costruire, a poca distanza dal fronte, semplici cucine in mattoni oppure cucine ricavate sfruttando la forma del terreno. Di fatto la funzione di cucina mobile venne svolta dalle casse di cottura che venivano caricate sui muli. Ogni mulo era in grado di trasportarne due. In termine tecnico militare le casse di cottura erano chiamate “cucine mobili someggiabili” (Alberto Redaelli)
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